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Sezione Dermatologia del Dipartimento di Scienze della Salute

La Sezione costituisce la struttura di riferimento scientifico, didattico e professionale del settore disciplinare MED/35 (Malattie Cutanee e Veneree) del Dipartimento. Gli interessi culturali e scientifici della Sezione riguardano lo studio dei della patologia neoplastica (melanoma e non melanoma) e infiammatoria (infettiva e immuno-mediata) della cute, in stretta relazione multidisciplinare con altri SSD (Anatomia Patologica, Chirurgia Plastica, Medicina Interna, ImmunoAllergologia, Malattie Infettive, Radioterapia, Oncologia Medica, OncoEmatologia e Farmacologia). La sezione si propone quindi di: - Incrementare e migliorare l’efficacia delle correlazioni clinico-patologiche, soprattutto con riferimento alla diagnostica molecolare, con importante ricaduta sulle scelte terapeutiche e clinicogestionali nei vari settori di interesse. - Sviluppare la rete di scambi scientifici e culturali e i progetti di ricerca con altre università italiane ed estere. - Promuovere conoscenza e diffusione della cultura in termini di prevenzione (primaria e secondaria) dei tumori cutanei e delle malattie trasmesse sessualmente e di gestione delle più comuni dermatosi ad alto impatto soc.


Coordinatore

Prof. Nicola Pimpinelli

Prof. Emiliano Antiga
Prof.ssa Marzia Caproni
Prof.ssa Francesca Prignano

 

Linee di ricerca condotte all'interno della Sezione di Dermatologia per le quali siamo disponibili a ricevere contributi:

 

Creazione di database funzionale per i linfomi cutanei a cellule T - Responsabile Scientifico: Prof. Nicola Pimpinelli

I linfomi primitivi cutanei a cellule T (cutaneous T-cell lymphoma, CTCL) rappresentano una peculiare e relativamente rara forma di linfoma extranodale, per i quali il gruppo multidisciplinare FIL (Fondazione Italiana Linfomi) di Firenze costituisce un riferimento regionale ed extra-regionale per la diagnosi e gestione clinica.
I CTCL si caratterizzano per entità clinico-patologiche con incidenza, decorso, prognosi e risposta alla terapia molto variegate. La diagnosi di CTCL può essere ardua e insidiosa, specialmente in fase iniziale, e necessita di una accurata correlazione tra caratteri clinici, istologici, immunologici e biomolecolari. L’inquadramento prognostico e la scelta della terapia sono basati, oltre che sull’entità clinico-patologica, sulla stadiazione (prima di tutto l’estensione cutanea della malattia) e sull’età e condizioni generali del paziente.
Vista la complessiva rarità della malattia, le difficoltà diagnostiche e la delicatezza della gestione clinica, risulta particolarmente sentita l’esigenza di un approccio funzionale che permetta una tempestiva correlazione tra i vari parametri.
Scopo del progetto è quello di mettere a punto un database che permetta l’agile applicazione dei necessari algoritmi diagnostico-terapeutici condivisi con le società scientifiche nazionali ed internazionali.
Il contributo sarà utilizzato per la bandizione di un assegno di ricerca annuale di euro 24.000 presso l’Università degli Studi di Firenze (Dipartimento Scienze della Salute) per la selezione di uno specialista dermatologo con cultura specifica.

 

 

Accuratezza diagnostica della analisi del riarrangiamento clonale nei disordini linfoproliferativi cutanei. Studio di confronto tra metodiche: Polymerase Chain Reaction (PCR) vs. High Throughput Sequencing (HTS) - Responsabile Scientifico: Prof. Nicola Pimpinelli

La ricerca del riarrangiamento clonale a livello dei geni del T-cell receptor (TCR) e delle catene pesanti e leggere delle immunoglobuline (BCR, B-cell receptor) è utilizzata come metodica molecolare ancillare nell’iter diagnostico per distinguere i disordini linfoproliferativi neoplastici (linfomi T e B, rispettivamente) da quelli reattivi (cosiddetti pseudolinfomi, PSL).
La metodica attualmente in uso si basa su un kit di primers (BIOMED II), corti frammenti di DNA, per una PCR (Polymerase Chain Reaction) seguita da una separazione delle bande amplificate attraverso elettroforesi su gel di acrilamide o elettroforesi capillare. Questa metodica, oltre ad avere dei limiti tecnici di sensibilità, specificità e riproducibilità, è laboriosa e tecnicamente complessa.
Recentemente alcuni gruppi di ricerca hanno iniziato a sostituire la metodica basata sulla PCR e hanno altresì introdotto l’analisi dei repertori TCR e BCR attraverso metodiche di high throughput sequencing (HTS), permettendo una esecuzione più rapida degli esperimenti, oltre che una standardizzazione dei risultati. Altri autori hanno proposto di utilizzare l’analisi della clonalità di mutazioni somatiche osservate nel DNA delle cellule tumorali dei campioni piuttosto che l’analisi del repertorio TCR o BCR. Non esistono peraltro al momento studi che dimostrino la superiorità in termini di accuratezza diagnostica delle tecniche basate su metodiche HTS rispetto alla metodica classica.
Obiettivo di questo studio è validare le metodiche HTS come gold standard nella diagnostica molecolare dello studio del riarrangiamento clonale di TCR e BCR nei disordini linfoproliferativi cutanei.
Manifestazione di interesse da parte di associazioni/enti/società/aziende per l’erogazione di un contributo liberale finalizzato alla copertura integrale del costo dell’assegno di ricerca (annuale, 24.000 euro) e delle apparecchiature per PCR e HTS + consumabili (24.000 euro): Studio di confronto tra metodiche Polymerase Chain Reaction (PCR) e High Throughput Sequencing (HTS) nella analisi del riarrangiamento clonale nei disordini linfoproliferativi cutaei a cellule T  (costo pari ad euro 48.000,00).

 

Terapia del melanoma in stadio avanzato: studio degli algoritmi d’impiego nella pratica clinica quotidiana - Responsabile Scientifico: Prof. Nicola Pimpinelli

La terapia del melanoma in stadio avanzato (stadio III inoperabile e IV) rappresenta una sfida continua nella pratica clinica quotidiana delle unità di cura (Melanoma Unit).
Se è infatti fuor di dubbio che la disponibilità di nuove strategie di alta efficacia (terapia a bersaglio molecolare anti-RAF e anti-MEK; immunoterapia anti-PD1 e anti-CTLA4, check-point inhibitors) ha rappresentato un enorme salto di qualità nella gestione clinica di questi pazienti, con lusinghieri miglioramenti di sopravvivenza globale e libera da malattia e qualità della vita, la pratica clinica quotidiana si cimenta regolarmente con scelte sempre più articolate e individualizzate nell’interesse del paziente.
Le nuove terapie devono infatti sempre più spesso integrarsi con procedure convenzionali (chirurgia, radioterapia, chemioterapia) o anch’esse innovative (ad esempio la cosiddetta elettrochemioterapia).
Scopo dello studio è quello di valutare in modo retrospettivo le scelte terapeutiche effettuate dal gruppo operativo multidisciplinare della Melanoma & Skin Cancer Unit dell’area Vasta Toscana Centro nei pazienti con melanoma in stadio avanzato (III inoperabile e IV), al fine di formulare proposte di algoritmo volte ad ottimizzare l’efficacia terapeutica ed il rapporto rischio-beneficio.
Manifestazione di interesse da parte di associazioni/enti/società/aziende per l’erogazione di un contributo liberale finalizzato alla copertura integrale del costo della borsa di ricerca (annuale): Studio degli algoritmi di terapia nei pazienti con emlanomna in stadio avanzato (costo pari ad euro 16.000,00)

 

Idrosadenite Suppurativa: nuove acquisizioni patogenetiche e innovazioni terapeutiche - Responsabile Scientifico: Prof.ssa Francesca Prignano

L’idrosadenite suppurativa, molto generalmente nota come HS, è una malattia cronica invalidante, spesso soggetta a progressione, il cui impatto sulla vita quotidiana è significativo sia sul piano fisico sia su quello psicologico. La sua diagnosi è clinica.
E’ infatti caratterizzata da noduli, cisti e “sinus-tract” o “tunnels” che ne caratterizzano la progressione e il quadro di gravità clinica. Tali lesioni si localizzano prevalentemente nelle aree ricche di ghiandole apocrine come l’inguine, le ascelle , le pieghe sottomammarie e le pieghe interglutee con una differenza di distribuzione fra maschi e femmine. E’ stata per anni sotto-diagnosticata; attualmente si stima una prevalenza dell’1% in Europa.
Il meccanismo patogenetico non è stato completamente chiarito ma è noto che il difetto di cheratinizzazione (ipercheratinizzazione) del follicolo pilifero, localizzato in zone ad alta concentrazione di ghiandole apocrine, determini un’occlusione follicolare, la rottura del follicolo e una risposta infiammatoria che interessa l’intera struttura pilo-ghiandolare ed pathways citochine-mediati incluse il TNFα, l’IL-17, e le cosiddette “citochine p40”, IL-23 ed IL-12. ma anche diverse chemochine, fra cui CXCL6 e CCL2. I ROS, prodotti dalle cellule dell’infiltrato, soprattutto i granulociti neutrofili amplifica ulteriormente il loop infiammatorio.
Le nuove terapie emergenti, soprattutto gli anticorpi monoclonali rivolti contro il TNF-alpha, l’ Il-17 e piccole molecole come Apremilast rappresentano l’inizio di una nuova modalità terapeutica per gestire in maniera farmacologicamente corretta questa malattia invalidante.

 

Ricerche nel campo delle malattie dermatologiche a patogenesi infiammatoria, infettiva e neoplastica: analisi clinica, patogenetica ed epidemiologica - Responsabile Scientifico: Prof.  Emiliano Antiga
Le malattie dermatologiche determinano un impatto considerevole sulla vita dei pazienti, determinato dalle possibili complicanze, dalla presenza di sintomi spesso invalidanti e dalla riduzione della qualità della vita per le modificazioni morfo-funzionali che possono determinare. Per questi motivi, l’approfondimento delle conoscenze relative alle malattie dermatologiche può risultare determinante sia per la diagnosi precoce che per la gestione del paziente.
Lo scopo di questa linea di ricerca è quella di analizzare le caratteristiche cliniche, patogenetiche ed epidemiologiche delle malattie cutanee di origine immunomediata, infettiva e neoplastica.
Eventuali contribuiti per tale progetto di ricerca saranno utilizzati per lo sviluppo di database e lo svolgimento di analisi dei meccanismi molecolari di tali gruppi di malattie

 

Ricerca sulla dermatite atopica e campagna informativa per incrementare la consapevolezza sulla malattia - Responsabile Scientifico: Prof.  Emiliano Antiga

La dermatite atopica è una malattia infiammatoria cronica cutanea che colpisce il 20% della popolazione infantile e il 2-5% degli adulti. La malattia determina la formazione di lesioni eczematose associate a prurito localizzate in sedi cutanee specifiche che tendono a modificarsi con l’età; tale sintomatologia determina un notevole impatto sulla qualità della vita dei pazienti, con concomitanti alterazioni anche a livello psico-sociale.

Tra i vari elementi patogenetici responsabili della malattia possono essere inclusi: a) una componente genetica e di familiarità, che predispone alla riduzione delle funzioni di barriera e facilita l’irritabilità cutanea; b) una iperreattività del sistema immunitario mediata prevalentemente dal pathway Th2 (fattore che determina inoltre l’associazione con altri disturbi di tipo atopico, come l’asma e l’oculorinite stagionale); c) la sensibilità a fattori ambientali scatenanti, tra cui agenti irritanti e/o sensibilizzanti, che possono determinare il riacutizzarsi delle manifestazioni cutanee.

La conoscenza e la corretta individuazione degli eventuali fattori scatenanti rappresenta uno degli elementi fondamentali in grado di migliorare la gestione della malattia da parte del paziente. Per questo, campagne volte a promuovere l’educazione dei pazienti riguardo alla dermatite atopica sono ritenute estremamente utili ed hanno un impatto significativo.

 

Valutazione dell’impiego dei JAK-inibitori nella gestione della Dermatite Psoriasiforme e monitoraggio dei livelli di marcatori dei pathway Th2 e Th17 - Responsabile Scientifico: Prof. Emiliano Antiga

La Dermatite Atopica e la Psoriasi sono tradizionalmente considerate due condizioni infiammatorie cutanee distinte, caratterizzate da profili immunitari opposti: la Dermatite Atopica è dominata da risposte Th2, mentre la psoriasi è mediata principalmente da risposte Th17.

Tuttavia, recenti studi suggeriscono che queste malattie possano rappresentare i poli opposti di uno spettro continuo di patologie infiammatorie cutanee, all’interno del quale si collocano condizioni intermedie come la Dermatite Psoriasiforme. 

La Dermatite Psoriasiforme è caratterizzata da un quadro clinico e istologico che integra elementi distintivi di entrambe le patologie. Accanto alle citochine prodotte dal pathway linfocitario di tipo 2, come l’IL4 e l’IL-13, nei pazienti con dermatite psoriasiforme sembra poter svolgere un ruolo l’IL-17, prodotta dai linfociti Th17, che potrebbe rappresentare un potenziale "punto di convergenza" in questo spettro, determinando lo sviluppo di caratteristiche immunopatologiche e cliniche  a ponte tra quelle di dermatite atopica e psoriasi.

Data la complessità immunologica della Dermatite Psoriasiforme, è cruciale sviluppare approcci terapeutici mirati che possano modulare efficacemente le vie citochiniche implicate.

Questo studio si propone di: 

1. Esplorare l’efficacia dei JAK-inibitori nella gestione clinica della Dermatite Psoriasiforme. 

2. Monitorare i livelli sierici di marcatori dei pathway Th2 e Th17 prima e dopo il trattamento come potenziali biomarcatori di attività della malattia e di risposta terapeutica. 

3. Correlare le variazioni nei livelli marcatori dei pathway Th2 e Th17 con parametri clinici standardizzati, quali:

  • EASI o PASI, in base alla prevalenza delle caratteristiche psoriasiche o atopiche.
  • NRSp per monitorare il prurito.
  • DLQI per valutare la qualità della vita e l’impatto complessivo della malattia.
  • BSA come supporto per quantificare l’estensione delle lesioni

Lo studio includerà pazienti con diagnosi clinica ed eventualmente istologica di Dermatite Psoriasiforme. 

I pazienti saranno sottoposti a una valutazione dermatologica completa. Saranno raccolti campioni sierici per la valutazione di marcatori dei pathway linfocitari Th2 e Th17 prima della terapia e dopo 3, 6 e 12 mesi dall’inizio della stessa

Intervento terapeutico: I partecipanti saranno trattati con JAK-inibitori approvati per modulare le vie citochiniche implicate. La scelta del trattamento sarà personalizzata sulla base del fenotipo clinico e immunologico. 

Follow-up: I pazienti saranno monitorati a intervalli regolari per valutare l’evoluzione clinica, i livelli marcatori dei pathway Th2 e Th17 e gli eventuali eventi avversi. 

Analisi statistica: I dati raccolti saranno analizzati per valutare l’efficacia clinica dei JAK-I nella Dermatite Psoriasiforme e i livelli sierici dei marcatori dei pathway Th2 e Th17 , utilizzando test di correlazione e analisi multivariata.

Si prevede che il trattamento con JAK-inibitori: 

1. Riduca significativamente i punteggi EASI e PASI, indicando un miglioramento clinico delle manifestazioni cutanee. 

2. Dimostri una correlazione tra la diminuzione dei livelli sierici dei marcatori dei pathway Th2 e Th17 e l’efficacia clinica, supportando il loro ruolo come biomarcatori di attività della malattia. 

3. Migliori la qualità della vita dei pazienti, dimostrando l’impatto positivo di un approccio terapeutico mirato. 

Implicazioni cliniche e scientifiche

Questo studio fornirà nuove evidenze sull’utilizzo dei JAK-inibitori nella Dermatite Psoriasiforme e sul ruolo dei marcatori dei pathway Th2 e Th17. I risultati potrebbero contribuire a sviluppare strategie terapeutiche più mirate, basate sulla comprensione dello spettro immunologico tra dermatite atopica e psoriasi, migliorando così la gestione clinica di questa complessa patologia.

Manifestazione di interesse da parte di associazioni/enti/società/aziende per l’erogazione di un contributo liberale finalizzato alla copertura di una posizione contrattuale biennale:

Studio: Valutazione dell’impiego dei JAK-inibitori nella gestione della Dermatite Psoriasiforme e monitoraggio dei livelli di marcatori dei pathway Th2 e Th17 (costo pari ad euro 67000,00).

 

Markers clinici, strumentali e sierologici di early PsA (Psoriasi Artropatica) - Responsabile Scientifico: Prof.ssa Francesca Prignano

La psoriasi è una patologia cronica cutanea caratterizzata da numerose comorbidità fra cui l’artrite.
Si stima che circa il 30% dei pazienti affetti da psoriasi sviluppi un’ artrite. Studi di imaging suggeriscono che questa percentuale possa essere sottostimata in relazione alla individuazione di alterazioni osteoarticolari estremamente precoci in pazienti psoriasici asintomatici per PsA, con percentuali di incidenza di PsA in fase precoce in oltre il 40% dei pazienti. Il carattere progressivo della malattia è legato alla persistenza di infiammazione articolare che gradualmente conduce a danno persistente caratterizzato da erosioni ossee e deformità articolari che insorgono già nell’arco dei primi anni dalla diagnosi. La PsA deve essere quindi considerata una patologia severa gravata da un elevato impatto sulla qualità della vita, da una riduzione della capacità funzionale con compromissione dello stato di salute generale e psicologico dei pazienti con un CLCI (Cumulative Life Course Impairment) molto grave. In considerazione di ciò, il dermatologo ha un ruolo di avamposto nel riconoscere i sintomi iniziali di PsA al fine di istituire una terapia appropriata e prevenire ulteriori danni articolari. Infatti, le attuali terapie sistemiche disponibili per il trattamento della PsA sono in grado non solo di controllare i sintomi della malattia ma anche di limitare le alterazioni articolari, prevenendo la disabilità funzionale. È proprio per tale motivo che si avverte il bisogno di identificare precocemente i soggetti a rischio e di indirizzarli verso una diagnosi precoce di PsA.

 

Biologici innovativi e piccole molecole sull’impatto socio-economico della psoriasi - Responsabile Scientifico: Prof.ssa Francesca Prignano

La psoriasi è una patologia cutanea immuno-mediata con un rilevante coinvolgimento di pathways infiammatori cutanei e sistemici. I pazienti affetti da psoriasi infatti presentano numerose comorbidità a carattere cardiovascolare e metabolico che influenzano i percorsi diagnostici e terapeutici. Nel corso dell’ultimo ventennio, l’impiego crescente delle terapie biologiche per la psoriasi ha consentito il miglioramento della gestione di pazienti pluricomorbidici, determinando un potenziale beneficio anche a livello sistemico. Tuttavia la letteratura al momento non presenta dati conclusivi, sia per il limite dei database retrospettivi, sia per l’inclusione di pazienti che avevano già quadri metabolici o cardiovascolari conclamati.

L’obiettivo del progetto è pertanto quello di creare una valutazione retrospettiva dei pazienti affetti da psoriasi già in trattamento, con e senza comorbidità, e una valutazione prospettica dei pazienti naïve alle terapie sistemiche innovative con e senza comorbidità, che iniziano una terapia biologica o con piccole molecole, al fine di identificare una concomitante riduzione del rischio metabolico e/o cardiovascolare.

Eventuali contribuiti per questo progetto di ricerca saranno utilizzati per la valutazione prospettica dell’intervento precoce con farmaci biologici/piccole molecole sull’impatto socio economico della psoriasi in termini di riduzione di costi terapeutici e numero di visite ed esecuzione di esami di laboratorio e/o strumentali/anno per psoriasi e gestione delle comorbidità, e sulla salute globale del paziente.

 

Valutazione dell’uso dei farmaci JAK-inibitori e delle terapie biologiche nei pazienti affetti da alopecia areata, psoriasi e/o dermatite atopica - Responsabile Scientifico: Prof.ssa Francesca Prignano

L'alopecia areata è una patologia non cicatriziale del follicolo pilifero, relativamente frequente che si presenta con un esordio acuto di chiazze di perdita di capelli e/o peli ben delimitate localizzate al cuoio capelluto, alla barba o alre sedi con annessi piliferi con un’estensione variabile da piccole chiazze a una perdita diffusa su tutto l’ambito cutaneo. Nonostante la capacità di “auto-riparazione” del follicolo pilifero, la perdita acuta può essere ingravescente e assumere un carattere di cronicità per cui in relazione alla sua gravità ed estensione, l’alopecia areata rappresenta una importante causa di ansia e disabilità nei pazienti affetti.

Le attuali conoscenze immuno-patogenetiche riconoscono l’alopecia areata come una patologia autoimmune organo-specifica del follicolo pilifero, in pazienti con una predisposizione genetica e/o familiare, in cui si verifica il collasso del privilegio immunitario del follicolo pilifero in seguito a fattori scatenanti. Tali eventi, portano a una risposta autoimmune nei confronti di antigeni dei follicoli piliferi. Studi su modelli murini e umani e studi di associazione sull'intero genoma umano hanno dimostrato il coinvolgimento dell'immunità innata ed acquisita, con un ruolo rilevante a carico dell’IFN-γ e dei linfociti T citotossici. Sebbene, tradizionalmente, l'alopecia areata fosse stata considerata una malattia infiammatoria Th1 studi recenti hanno dimostrato un possibile ruolo dell'asse Th2 (con incremento di IL-4 e IL-13 nel cuoio capelluto e nel siero dei pazienti affetti da alopecia areata) e Th17 (con incremento lesionale e periferico di IL-17 e IL-22).

Tali osservazioni supportano non solo la rilevanza di specifici target terapeutici ma anche la frequente associazione clinica tra alopecia areata e dermatite atopica, in cui i linfociti Th2 e Th17 giocano un ruolo patogenetico rilevante, e tra alopecia areata e psoriasi, con prevalente attivazione dell’asse IL-23/Th17. La plasticità linfocitaria con “imbalance” sui linfociti T regolatori, può inoltre rendere ragione dei possibili switch fenotipici dei pazienti in terapia sistemica con sviluppo di manifestazioni dermatologiche paradosse.

I farmaci attualmente disponibili per il trattamento della psoriasi (ad esempio anticorpi monoclonali anti TNF, anti IL-17 o anti IL-23), della dermatite atopica (anticorpi monoclonali anti IL-4 e/o 13) e dell’alopecia areata (piccole molecole della classe dei JAK inibitori) hanno come bersaglio terapeutico molecole specifiche per patologia, ma condividono meccanismi intracellulari e molecolari, dimostrando quindi una appropriatezza prescrittiva trasversale. In particolar modo i farmaci JAK inibitori rappresentano un armamentario terapeutico versatile anche grazie alla differenziazione dei diversi meccanismi d’azione (ad esempio: anti JAK1/2, anti JAK1, anti JAK3, anti TYK2).

Pertanto, in relazione ai pathways patogenetici condivisi e anche alle attuali terapie biologiche e piccole molecole disponibili per il trattamento delle malattie infiammatori cutanee e l’alopecia areata, l’approccio clinico e interventistico ai pazienti che presentano associazioni cliniche tra alopecia areata e dermatite atopica, o tra alopecia areata e psoriasi risulta essere fondamentale ai fini di una corretta gestione terapeutica.

Il progetto di ricerca si propone pertanto di creare un percorso ottimizzato per i pazienti con comorbidità dermatologiche, la creazione di un database e l’ottimizzazione del percorso diagnostico e terapeutico di tali pazienti.

Eventuali contribuiti per questa proposta di ricerca saranno utilizzati per la valutazione prospettica di prevalenza, gravità e risposta terapeutica ai farmaci biologici e/o alle piccole molecole.

Valutazione dell’impatto sulle comorbidità metaboliche e cardiovascolari della terapia long-term con farmaci biologici e piccole molecole (anti-PDE4, Jak/TYK inibitori) nei pazienti affetti da psoriasi moderata-severa

 

Ultimo aggiornamento

28.01.2025

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